COLORARE L’AUTUNNO CON I TAROCCHI DI NIKI DE SAINT PHALLE A CAPALBIO.

L’art noveau incontra la natura selvaggia della Maremma medievale. Un connubio italiano di tradizione e innovazione artistica unico al mondo.

In una giornata di inizio autunno, come in una di primavera, è facile scegliere itinerari che siano culturali, ma anche di interesse naturalistico complici il sole mite, ma ancora alto con la sua luce fino a tardo pomeriggio. Se la mappa vicino a dove risiedete comprende la Toscana, allora non potrete mancare la meta che abbiamo scelto anche noi per una simpatica e colorata domenica nel tentativo di prepararci a stemperare con i ricordi il prossimo grigiore invernale: Il Giardino dei Tarocchi, nel cuore della Maremma grossetana.
Seguiteci nella visita all’originale opera d’arte che ha reso questo piccolo angolo toscano al confine con il Lazio, un micro Museo a cielo aperto dove l’arte e la capacità di vedere oltre il proprio tempo dell’artista ci hanno catapultato in un mondo surreale, ma anche tanto divertente.
Il Giardino, opera di Niki de Saint Phalle, come sempre è stato spunto per noi di approfondimento, dandoci la possibilità di conoscere forme di espressione molto diverse dai canoni artistici italiani e per questo ancor più apprezzabili da ospitare in Italia. È un luogo magico, dove la fantasia e l’inventiva si incontrano e si sposano, creando un connubio affascinante che ci ha letteralmente fatto sentire come nel Mondo dei Balocchi di Collodi, quasi un secolo dopo. La storia del Giardino e della sua creatrice è interessante e noi l’abbiamo ripercorsa per voi in contemporanea all’evento espositivo che si svolge a Torino dal 4 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018, presso i locali dell’ex Cafè Procope, oggi Ala Juvarra nella sede del Polo Artigianelli e del MEF Outside, dove si tiene una rassegna antologica dedicata alla pittrice e scultrice musa di Jean Tinguely e la rassegna Giardino dei Tarocchi, nei locali del Museo Ettore Fico MEF). Con calma e in metà mattinata abbiamo raggiunto Capalbio, comodamente tramite la Via Aurelia fino all’uscita di Pescia Fiorentina dove abbiamo svoltato verso l’entroterra. Solo pochi chilometri da percorrere e siamo arrivati in località Garavicchio dove abbiamo trovato subito il Giardino. Il parcheggio antistante è comodissimo per lasciare l’auto e da lì ci siamo incamminati verso la biglietteria e l’ingresso. Dobbiamo ammettere che il suggestivo Giardino dei Tarocchi è il posto che non ti aspetti.

I colori sgargianti delle sue sculture spiccano nell’entroterra brullo e selvaggio a sud delle spiagge dell’Argentario e prospicente l’Oasi naturalistica WWF di Burano subito ai piedi del rinomato paesino medievale di Capalbio nascosto com’è dietro il possente muro perimetrale in tufo che cinge il Giardino, lavoro dello scultore Mario Botta. L’opera inaugurata nel 1998 è la più mastodontica della famosa scultrice Niki de Saint Phalle, fu realizzata nell’arco di 20 anni e l’artista non la vide totalmente compiuta, morendo nel 2002 in California dove si era trasferita 8 anni prima per motivi di salute. Il Giardino è un’opera sensazionale, gigantesca che si può collocare stilisticamente nell’ambito dell’art nouveau e naïf e rappresenta le carte dei 22 arcani maggiori dei Tarocchi con tutto il loro carico di simbologia ed energia esoterica che l’artista ha desiderato esprimere. La scultrice, che ha scelto la Toscana per la sua opera più importante, è la stessa di altri numerosi capolavori sparsi per il mondo. La famosa Fontana Stravinskij di fronte al Centre Pompidou costruito dall’architetto italiano Renzo Piano a Parigi, la Fontana di Château Chinon commissionatale nel 1987 dal Presidente Francese François Mitterrand, Le Trois Grâces di fronte al National Museum of Women a New York e il monumentale Golem creato per la scuola dell’infanzia a Gerusalemme. La sensazione che abbiamo provato all’interno del Giardino è proprio quella voluta dalla Saint Phalle di immergersi in un altro mondo, separato da quello reale. Come nel Parco dei Mostri di Bomarzo in provincia di Viterbo, da cui l’artista si lasciò ispirare, le sculture si susseguono senza un ordine preciso e si svelano progressivamente alla vista del visitatore nonostante l’immensa mole. La realizzazione artistica è eccezionale.

 

Ogni figura è realizzata da armature di ferro saldate tra loro alte tra i 12 e i 15 metri, poi colate di cemento e infine ricoperte esternamente con un mosaico formato da migliaia di tessere di vetro, ceramica e specchi. Questo insieme variopinto costituisce la caratteristica delle sculture e ricalca l’attitudine all’uso dei colori vivaci della scultrice peculiare in ogni sua opera. Il divertimento e il senso d’identificazione del visitatore dinanzi alle sculture è totale. La loro maestosità permette al turista di “viverle”, essendo possibile salirvi in cima oppure entrarvi come nel caso dell’Imperatrice, l’installazione monumentale in cui la Saint Phalle si trasferì nel 1983 a vivere, facendone la sua abitazione e il suo atelier in modo da lavorare alacremente sul posto assieme a tutte le maestranze locali che la coadiuvarono negli anni. Sembra quasi di vederli al lavoro passeggiando tra i vialetti che conducono da una scultura all’altra. Entrando nella struttura la sensazione di essere in un mondo magico è totale! La casa di Niki sembra una casa normale, ma che fantasia ragazzi! Tutto è completamente rivestito di specchi, un vero e proprio appartamento completo di cucina, soggiorno, camera da letto e bagno che si possono visitare salendo e scendendo le scale della sorta di loft che contribuiscono a formare. Un vero capolavoro della fantasia che diventa realtà.

Lì vicina si trova anche la scultura della piccola cappella religiosa che l’artista fece costruire come ex voto per la salute del marito Jean Tinguely con il quale ebbe un sodalizio artistico che durò tutta la vita e che l’aiutò anche nella realizzazione del Giardino. L’originale complesso monumentale toscano, frutto del sogno visionario realizzato dall’artista, rappresenta in Italia un’opera unica nel suo genere riconosciuta dalla Regione Toscana. Per il mistero che emana e il suo fascino multicolore, impreziosisce un angolo già splendido di per sé dal punto di vista naturalistico ed è meta di visitatori di ogni età e nazionalità nonché di ciclo amatori e cicloturisti.

La sua realizzazione si deve a Marella Caracciolo Agnelli e dei fratelli Nicola e Carlo che, sul finire degli anni settanta, permisero all’artista di realizzarlo, sul terreno di loro proprietà, in Garavicchio. La Caracciolo conobbe Niki de Saint Phalle nel 1950 a New York e fin dai primi racconti su come avrebbe dovuto essere l’opera ne intuì la portata artistica. Uscendo dal Giardino abbiamo provato quasi rammarico di tornare “alla realtà”, perché dietro quel muro di tufo nella sua semplicità è custodito un mondo di colori e di fantasia che ci ha fatto tornare bambini. Pensiamo che in effetti l’arte serve proprio a questo. Ad abbattere le barriere del tempo e dell’immaginazione e far sì che ciò che è stato il pensiero e l’intuizione creativa di qualcuno nel mondo arrivi a noi come in un grande gesto di amicizia! Grazie quindi a Niki de Saint Phalle, ma anche a tutti quei visionari che dando forma reale alla loro fantasia ci insegnano che i sogni…possono diventare realtà. Qualsiasi essi siano.

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info per biglietti, orari stagionali e costi e prenotazioni su il sito ufficiale dei Giardini.